Lighting Designers 4 - David Atkinson

Il quarto capitolo della nostra rassegna è dedicato a David Atkinson, architetto, lighting designer e artista con cui Studio Due ha avuto recentemente modo di collaborare e che ci ha raccontato come la commistione con i mondi dell’arte pittorica, del teatro, del cinema e della TV unitamente alla conoscenza e all’uso delle nuove tecnologie abbiano influenzato la sua personale concezione di "Lighting Design"

 

Diversità attraverso la Luce 

La mia passione per l’illuminazione è iniziata molto presto. Ho sempre nutrito interesse per il mondo del teatro che mi ha coinvolto a vario titolo.  E’ stata proprio la curiosità verso ciò che la luce poteva creare su un palcoscenico, trasformando un semplice set e persino una scatola nera attraverso il colore, l’intensità o la posizione delle fonti di luce, ad orientare la mia futura “fascinazione” verso di essa. 
Come figlio di un artista professionista sono stato fortunato nel poter trascorrere buona parte delle mie vacanze visitando i musei più importanti del mondo e conoscendo i Maestri della luce quali Rembrandt, Vermeer, Turner e gli Impressionisti così come sono convinto che la palette dinamica di Matisse abbia sempre fatto parte del mio subconscio.
Anche il cinema è stato fonte d’ispirazione grazie al sensibile approccio all’illuminazione di vari direttori alla fotografia. Il film noir “Il Terzo Uomo”  è un grande esempio dell’uso di singole sorgenti puntiformi a creare lunghe ombre audaci  e contrasti tonali. 
Uno dei grandi registi che comprende l’importanza della luce è Ridley Scott, famoso per film come Alien, Blade Runner e Thelma & Louise. Recentemente, leggendo una biografia sui primi anni di Scott in televisione, sono stato molto colpito da questo estratto:
“E arrivò un momento di epifania. Un giorno in cui Scott era su un set, come sempre inondato di alte luci in punti chiave a rendere tutto piatto e irreale…durante una pausa delle riprese,  con tutte le luci spente eccetto un’unica luce che scaturiva da  un angolo,  un set ordinario si trasformò in un’opera d’arte”
Quanto sopra riassume il mio approccio al lighting design teso sempre ad evitare la sovrailluminazione dei soggetti. Faccio mia l’idea del “meno è meglio” quando si tratta di illuminare una mostra o un’opera di architettura essendo il mio obiettivo quello di creare un senso drammatico attraverso una singola fonte di luce. 
In definitiva,  traggo ispirazione dalle splendide ombre create dal sole che filtra tra gli alberi o dalla vista di un edificio al tramonto. 
Della luce mi entusiasma la considerazione di quanto spesso essa sia spontanea. 
Un esempio di ciò, nel Padiglione degli Emirati Arabi all’Expo’ 2015 a Milano (Foster+Partners),  la grande struttura a forma di tamburo rivestita di pannelli Tecu Gold e illuminata in basso da strisce led lineari ad alto rendimento dotate di filtri ambra. Le strisce led furono posizionate in cima al “tamburo” a sfiorare in modo uniforme i pannelli Tecu di modo che quando la luce catturava le leggere ondulazioni dei pannelli veniva riflessa e proiettata a sua volta sulle pareti GRC (Glass Reinforced Concrete) circostanti aggiungendo una ulteriore e non pianificata dimensione al progetto illuminotecnico generale. 
Le diverse aree del lighting design in cui lavoro (teatro, cinema, televisione, musei, architettura e paesaggio) hanno tutte il tratto comune della tecnologia led ad avvicinarle. Un esempio di questa commistione le grandi “Soft boxes” (North Light)  che si usano negli studi cinematrografici e fotografici e che sono state trasformate in soffitti retro illuminati utilizzati nei progetti architetturali. 
L’eccesso di luce mi preoccupa molto soprattutto nell’ambito dell’illuminazione per esterni dove, mancando l’attenzione al progetto, ci si limita spesso a “riempire” i nostri cieli con emissioni incontrollate di luce inquinante. 
L’illuminazione non dovrebbe attenersi solo al criterio di uniformità e basarsi esclusivamente sulla tecnologia ma essere guidata da un progetto attentamente valutato e che possa esaltare il soggetto e l’ambiente. 

Lighting designers 3 - Paola Urbano