Lighting designers 3 - Paola Urbano

Il terzo capitolo della nostra rassegna è dedicato a Paola Urbano, architetto e lighting designer che ha voluto condividere con noi e spiegare la sua personale concezione del Lighting Design che può essere riassunta dal claim 



“Lighting Design: un’Arte come una Scienza” 

 

Quella del Lighting Designer è una professione molto affascinante ed è molto più complessa e interdisciplinare di quanto comunemente si immagini. In sintesi, l’ho sempre definita “un’arte così come una scienza”.
Un’arte perché è una forma di creatività, è un’espressione estetica, è un linguaggio che se usato con sensibilità, riesce ad enfatizzare o “svelare” le peculiarità di un’architettura, di un monumento, di una piazza o di un ambiente in senso lato. 
La luce dipinge la notte e con un progetto ben studiato, caratterizzato da gerarchie d’interesse visivo mirate, è possibile guidare l’osservatore nello spazio e stimolare la curiosità verso i punti strategici di un luogo. La luce può offrire anche dei risultati percettivi inediti, o rendere accogliente un ambiente interno od esterno che di per sé -in condizioni diurne- risulta poco invitante. 
Chi progetta deve essere consapevole di quanto e in che modo la luce può influire sugli stati d’animo delle persone. Si può suscitare infatti interesse, favorire la socializzazione o stimolare l’interazione con i contenuti espositivi di una mostra. Ogni progetto può avere molte sfaccettature in base ai suoi “focus”, senza mai perdere di vista la necessità di migliorare le qualità ambientali e del vivere.
Ogni luogo, inoltre, ha una sua specificità e per illuminarlo bisogna conoscerlo nelle sue valenze estetiche e/o storiche, rispettarlo e analizzarlo a fondo, per poi decidere cosa celare o cosa far vedere e, soprattutto, come farlo vedere. Il risultato progettuale quindi dipende molto dalla sensibilità e dalle basi culturali del lighting designer, oltre che dalla sua esperienza e dalle sue competenze tecniche.
Nello stesso tempo questa professione è anche una scienza, in quanto richiede conoscenze scientifiche e tecniche necessarie al controllo dei differenti parametri che concorrono alla definizione e alla realizzazione degli effetti luminosi, così come degli obiettivi progettuali preposti.  
La luce con le sue caratteristiche, sia a livello qualitativo che quantitativo, deve essere esaminata e calibrata in funzione della sua interazione con i colori, con i materiali, oltre che con le valenze morfologiche e spaziali di un ambiente. E’ altrettanto importante conoscere come la luce interviene sui processi e sulle alterazioni fotochimiche e quindi sul deterioramento di alcuni materiali. Aspetti importanti quando s’interviene in un museo, all’interno di una chiesa o in ambienti storici caratterizzati da affreschi o altre opere fotosensibili. 
E’ altresì necessario sapere come la luce influisce, oltre che fisiologicamente e psicologicamente sull’uomo e sui suoi ritmi circadiani, anche sulla fauna e sulla vegetazione presenti nel luogo. Oggi più che mai, chi ha una responsabilità progettuale è necessario che operi con sensibilità e coscienza etica, tenendo presente tutte le condizioni di benessere ambientale che vanno salvaguardate.
A queste competenze se ne aggiungono altre, come ad esempio il costante aggiornamento sulle soluzioni tecnologiche. 
Ormai il passaggio dalla luce elettrica a quella elettronica dei Led -con i relativi sistemi di controllo- si è consolidato e, per quanto i sistemi mirino alla semplicità di utilizzo da parte dell’utente finale, sono comunque soluzioni complesse che richiedono competenze specialistiche e progettazioni sempre più accurate. Quest’ultimo aspetto purtroppo non sempre viene compreso, l’illuminazione con la sua libertà di gestione, a volte rischia di essere recepita solo in forma ludica, oppure come qualcosa che poi -in fase d’uso- può essere “aggiustata” anche senza adeguati presupposti progettuali. Questo è un atteggiamento fuorviante, sia a scapito del risultato delle qualità ambientali, sia per il rischio di investire inutilmente su sistemi che poi risultano sottoutilizzati o, al contrario, di adottare soluzioni con scarse prestazioni in confronto alle aspettative. 
E’ importante quindi essere affiancati da professionisti competenti che siano in grado di cogliere il quadro complessivo di tutte le esigenze, e che siano altresì capaci di effettuare delle scelte mirate sulle soluzioni tecnologiche, con un’adeguata stima dei relativi costi e dei benefici. Dal punto di vista operativo, è bene ricordare che con l'arrivo della luce elettronica la redazione del progetto si è inevitabilmente arricchita di nuovi contenuti. Si pensi ad esempio al controllo dei parametri necessari per definire scelta cromatica di un Led o all’attenta valutazione dei componenti di un apparecchio per selezionare soluzioni affidabili nel tempo, o ancora alla scelta più idonea del sistema di gestione e la conseguente redazione e configurazione progettuale degli scenari luminosi -talvolta dinamici- da offrire al cliente.
Infine, anche se non ultimo, c’è un ampio panorama legislativo e normativo che il professionista deve conoscere e rispettare. In quest’ambito, anche il ruolo del lighting designer incomincia a trovare anche degli inserimenti normativi, come la Norma UNI11630 del 2016 sulla stesura del progetto illuminotecnico, o i CAM del 2017 Decreto in materia di Criteri Ambientali Minimi per l’illuminazione Pubblica che richiedono professionisti indipendenti iscritti a un ordine o ad una associazione di categoria del settore riconosciuta con la Lg.4/2013, di cui APIL fa parte. 
Tali interventi risultano apprezzabili ma ancora insufficienti e dovrebbero essere ulteriormente rafforzati. Nello stesso tempo, a livello culturale è necessario far comprendere la complessità di un vero progetto della luce, che deve essere recepito in tutti i suoi valori interdisciplinari ed etici sopra citati che sono poi quelli che concorrono alla reale qualità ambientale dell’opera.

 

Lighting Designers 2 - Marco Petrucci